MEGALòPOLIS

MEGALòPOLIS

di Nicola Filia

a cura di

Baingio Cuccu e Paola Mura

MEGALòPOLIS è un progetto site specific che accosta archeologia e arte contemporanea, civiltà Nuragica e civiltà post Atomica, il Nuraghe Losa e le città fantasma di Nicola Filia.

MEGALòPOLIS è il racconto di una visione, una riflessione su ciò che è stato e vive ancora, su ciò che è presente e che, forse, sarà. 

La radice del termine riporta alle straordinarie dimensioni degli elementi che costituiscono l’architettura delle civiltà nuragica, che sembrano composti della stessa materia del paesaggio naturale: grandi pietre che segnano il territorio, che infisse nella terra, o assemblate nelle grandi architetture dei nuraghi, sono espressione di civiltà in armonia, sono relazioni con il cosmo e la natura, che l’uomo accetta come sue leggi, in un equilibrio millenario. E’ un armonia che preserva e conserva, che ha fatto della maestosa, millenaria presenza del Losa, un elemento del nostro paesaggio. Il Losa è un gigante di pietra, emerso come un massiccio montuoso dal grande altopiano che è il cuore dell’Isola, che tutti i Sardi hanno attraversato, a cui tutti noi abbiamo guardato. Se si è preservato così a lungo è per ragioni di bellezza e necessità. Perché è un luogo necessario.

Attorno alla maestosa, millenaria testimonianza della civiltà nuragica, per la prima volta una istallazione d’arte contemporanea evoca le forme e le contraddizioni delle megalopoli contemporanee, in un accostamento che diviene dialogo tra civiltà. 

L’artista coraggiosamente propone un a riflessione sulla nostra “grandezza” di uomini, specie dominante sulla terra, le cui espressioni di civiltà sono ormai abnormi, smisurate, soverchianti, incontrollabili.

Sono le megalopoli, eclatante m odello di contemporaneità, espressione di quel costruire e abitare che ci distingue come specie fra le altre sulla Terra, a catturare l’attenzione di Filia.

Filia con MEGALòPOLIS sviluppa il tema già affrontato con Temporary City, nel 2018, e ancora prima con Un Bosco di Alberi Bianchi nel 2008, un’indagine sulla relazione fra uomo, natura e abitare, una riflessione sulla necessità di un equilibrio fra quei processi di antropizzazione, che vedono l’uomo modificare totalmente il suo ambiente trasformandolo. Attraverso l’architettura e attraverso lo sviluppo di agglomerati urbani ormai mostruosi per dimensione e impatto, con azioni quasi violente e troppo spesso irreversibili, siamo arrivati, in quest’ultimo scorcio di contemporaneità, al superamento del modello di “metropoli” in “megalopoli”, città diffuse, indistinte e fagocitanti l’intero territorio, in cui decine di milioni di persone convivono senza più relazione con la natura, in un modello estremo di antropizzazione del territorio. 

Fino alla città del Novecento è l’architettura ma anche al sua indissolubile relazione con la natura, l’orientamento, i cicli del sole e delle stagioni, a fornire ancora e sempre una regola di composizione dello spazio della città e di inserimento dell’uomo nel suo ambiente: non più in nell’attuale “civiltà post atomica”.

Le megalopoli di Filia sono città scintillanti di ceramica, evocanti i profili di arditi grattacieli che disegnano gli skyline degli agglomerati contemporanei, accattivanti ma già fatiscenti nelle mura sbrecciate, frammentati e ridotti in pezzi nei margini.

O ancora sono scheletri di ferro di torri fantasma, rivolti al cielo, residui scarnificati, o progetti non finiti, forse perché tropo ambiziosi, scheletri, opere dell’uomo che la natura è già pronta a riconquistare e ricoprire.

O sono città di terra cruda, la più antica dei materiali modellati dall’uomo per i suoi insediamenti, abbandonati come antichi reperti archeologici, città di terra che saranno dissolte dal sole e dall’acqua.

Su queste ambiziose vestigia delle megalopoli contemporanee sarà il Tempo, protagonista di questo progetto che significativamente durerà un intero anno solare, a fare il suo corso, a imporsi su questa evocazione di civiltà contemporanea, di culture e convinzioni, già vacillanti al loro nascere. 

Su tutto questo il maestoso, armonioso, millenario Nuraghe Losa domina imperturbato. 

Baingio Cuccu e Paola Mura

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I like the idea of creating a dialogue between the Nuragic civilisation and our post-Atomic world, by juxtaposing my phantom cities with the Nuraghe Losa: that is where everything began, whereas today, everything is coming to an end”. 

Nicola Filia

MEGALòPOLIS

by Nicola Filia

curated by Baingio Cuccu and Paola Mura

Nuraghe Losa, 10.11.2019 – 09.11.2020

 

 

Megalòpolis is a site-specific project that brings together archaeology and contemporary art, the Nuragic civilisation and the post-Atomic world, and the Nuraghe Losa and the phantom cities of Nicola Filia. 

Megalòpolis is the tale of a vision, a reflection on what has been and what lives on, on what is here now and what, perhaps, will be. 

Around the majestic, age-old presence of the Nuraghe Losa and the large stones that shape its architecture, Filia’s installation evokes the shapes and contradictions of modern-day megalopolises, in a juxtaposition that becomes a dialogue between different civilisations. 

Filia’s megalopolises are shimmering ceramic cities whose chipped walls are already crumbling; they are iron structures of phantom buildings that nature is already poised to claim back; they are cities of earth that will be dissolved by the sun and water; and they are monuments of civilisations and convictions that were already wavering at birth.

Megalòpolis will be exhibited for a year along the visitors’ route around the archaeological site: an entire solar cycle, and the changing of the seasons, will allow Time to take its course. Right in front of its visitors’ eyes (and through time-lapse shots), the installation will undergo an inevitable and progressive transformation, a premonition of a possible future for our civilisations, as materials deteriorate and, with them, so do our convictions.