Via Crucis

di nicola filia

a cura di Antonello Carboni e Silvia Oppo. Allestimento mostra Paola Mura

Museo Diocesano Arborense Oristano

12 marzo – 9 maggio 2021

 

L’artista sente di avere certamente un debito, con se stesso e con Cristo. Ma sa che è un Cristo senza creditori, senza le sembianze dell’esattore.

Attraverso la grazia delle mani, Nicola ci fa vivere la sua personale passione restituendo all’argilla le vibrazioni di tutta la fragilità e incompiutezza umana.

 In questo cammino esperiamo i nostri confini, la molteplicità dell’io e del sé, per ritrovarci migliori davanti un nuovo inizio.

Antonello Carboni

 

Il senso informe

Chiamata spesso ad assolvere compiti decorativi, fino ad un cinquantennio orsono domestici, la ceramica viene in questa occasione nuovamente riscattata grazie all’opera di Nicola Filia. Sottratta dal suo ingrato compito strumentale, emerge in Via Crucis la forza espressiva e narrativa di un materiale umile, liberato di inutili orpelli e ornamenti. Nelle opere che popolano questo cammino di dolore e bellezza insieme, ma soprattutto di riflessione, ritroviamo una esecuzione raffinata, fatta di segni istantanei, assoluti e antiretorici. La creta assorbe e restituisce le volontà dell’artista, che procede sicuro verso una dissoluzione delle forme. Filia sperimenta e risolve in esiti compiuti la struttura della propria ricerca e attraverso l’antirealismo del modellato assegna alla figura il volto comune ed eterno dell’uomo. Il suo è un linguaggio simbolico, severo, che sonda impalpabili e momentanei stati d’animo, non lasciando nulla al caso, come le somiglianze cromatiche espresse tra l’uomo e la croce, ineluttabile comunione della dimensione umana. L’identità della storia, rappresentata per mezzo di opere che celebrano il cammino al Golgota, diventa identità stessa dell’artista, che vuole offrire al pubblico un laboratorio riflessivo e immaginativo in cui sia possibile raccontarsi e ripensarsi per ridefinire nuove prospettive di senso. Cambiare. Filia fa esperienza di fede ed egli stesso ne diventa testimone e, solo grazie alla mediazione plastica dell’antica e nobile applicazione fabbrile, suggerisce allo spettatore un messaggio di speranza e rinnovamento.

Antonello Carboni . Silvia M.R. Oppo