Grazie allo Spazio Ilisso e a Vanna Fois per aver ospitato la prima proiezione del Documentario_film Megalòpolis, che assieme alla presentazione del catalogo e alla mostra delle sculture, ha reso fruibile la completezza del progetto, dopo tre anni di lavoro e tante persone coinvolte.
MEGALòPOLIS
L’installazione Megalòpolis, per un intero anno solare, dal novembre 2019 al novembre 2020, ha subito sotto gli occhi dei visitatori un’inevitabile e progressiva trasformazione.
Il destino prevedibile delle opere di Filia era la distruzione, il corrompersi della materia simbolo del corrompersi di convinzioni contemporanee, già vacillante e incerte, e la premonizione di un possibile futuro delle nostre civiltà.
Alla fine di febbraio del 2020, poco prima del lockdown imposto dalla pandemia COVID, quasi profeticamente, sotto una pioggia battente, si disfa la città di terra, lasciando al suolo rovine di fango.
Il “Tempo”, termine duplice che nella nostra lingua indica sia il trascorrere dei giorni sia gli eventi meteorologici, prosegue il suo corso, corrompendo, modificando, alterando le installazioni, che alla fine dell’anno solare sono ormai ridotte a ruderi.
Da questi ruderi Filia trae il materiale per le sue nuove opere d’arte, sculture di fango, di ceramica, di ferro, che recano in loro il risultato di un lungo processo di creazione, trasformazione, distruzione e rigenerazione, condotta all’ombra del nuraghe Losa, testimone imperturbato e millenario dell’ennesima, fuggevole, opera dell’uomo.
• Paola Mura
Leave a reply